venerdì 11 novembre 2022

Tra sogno e realtà: il racconto fantastico

 

 

Durante le mie giornate capita spesso che mio figlio di sette anni mi chieda: “Mamma, e se…?” Ad esempio, e se mentre dormo uscisse una grande mano da sotto il letto e mi portasse via? E se mentre mangio gli spaghetti, uno si trasformasse in un serpente? E se mentre attraverso il corridoio buio apparisse un fantasma?

Far capire ai miei alunni che il segreto di un buon racconto fantastico risiede proprio nel far capitare nella monotonia del quotidiano qualcosa di incredibile, eccezionale, bizzarro, a volte persino inquietante, è stato fondamentale per il raggiungimento del nostro obiettivo: riuscire a scrivere un racconto fantastico ben fatto.

Ovviamente il percorso è iniziato con la fase di immersione nei testi, alla scoperta delle caratteristiche della tipologia testuale in questione. Ho letto preventivamente diversi testi, ma la scelta è ricaduta su alcuni racconti, che sebbene le antologie dessero in forma ridotta, perchè un po’ troppo lunghi nella versione originale, erano comunque testi autoconclusi e non estratti di romanzi.

I testi letti sono i seguenti:

Il naso di N. Gogol


I vincitori del giorno dopo di H. Horn


Chissa? di Guy de Maupassant (Quando la casa scappa di casa versione antologica ridotta)


La spada di F. Kafka è stato invece ascoltato.

Tra i testi selezionati c'erano anche Il Colombre e La giacca stregata di Dino Buzzati, ma il tempo tiranno da una parte, e il fatto che i ragazzi avessero individuato le caratteristiche del genere già attraverso questi quattro racconti, dall’altra, mi hanno convinta a metterli da parte, per leggerli magari in altre occasioni (Chissà, direbbe Guy de Maupassant!).

Dopo aver letto/ascoltato, compreso ed analizzato i racconti, i ragazzi, partendo da alcune mie domande guida, hanno individuato le caratteristiche del fantastico e ciascuno le ha schematizzate in una propria mappa concettuale.



 







Prima di procedere alla fase di pre-scrittura e di scrittura, ho mostrato ai ragazzi due organizzatori grafici utili per rendere visibile l'andamento e la struttura (ossatura) di una storia: la curva e il diamante della storia. Li abbiamo quindi utilizzati, applicandoli ai racconti letti, nello specifico a Il naso e a I vincitori del giorno dopo. In un primo momento abbiamo inserito nei due organizzatori solo gli elementi essenziali dei racconti, ovvero lo "scheletro" della trama dei due testi.

In un secondo momento, ho fatto notare che il racconto "essenziale" è sì un "buon" racconto ma non è "gustoso", ossia avvincente e coinvolgente, come quando lo si arricchisce di DETTAGLI. A tal riguardo ho utilizzato le due immagini sottostanti con le metafore delle "storie-hamburger" e "storie hamburger+condimento". Le storie del primo tipo sono senz'altro "buone", ma di sicuro non "gustose" e "invitanti" come un panino dove alla carne aggiungiamo del condimento: insalata, cetrioli, pomodori, formaggio e quant'altro! Abbiamo quindi individuato i dettagli nei testi e i ragazzi li hanno aggiunti negli schemi, evidenziandoli con colori diversi.

 

 


   

 Esempi di DIAMANTI

  



 



A questo punto è iniziata la fase di pre-scrittura e di raccolta delle idee: semi da gettare e da cui far germogliare la propria storia fantastica.

Ho proposto l’attivatore E se…? (titolo originale What if…? nel libro The Writing Strategies Book di J. Serravallo). L’ho proposto facendo disegnare una tabella a T: a sinistra i ragazzi hanno scritto alcune situazioni di quotidianità, a destra i se ipotetici, ossia gli elementi bizzarri che irrompono e stravolgono la normalità di tutti i giorni.


 


I ragazzi hanno poi scelto l’abbinamento quotidianità/elemento ipotetico che maggiormente li ispirava o attorno al quale sapevano di poter costruire una storia più ricca e avvincente e hanno iniziato a strutturare il loro racconto. Hanno quindi riutilizzato gli schemi della montagna della storia e/o del diamante nello stesso modo in cui avevano proceduto in fase di immersione, ossia inserendo prima solamente gli elementi essenziali, l'ossatura del racconto, e poi hanno aggiunto i dettagli posizionandoli nel punto in cui successivamente li avrebbero inseriti nella stesura del racconto. In questo caso per far capire ai ragazzi come si lavora con le storie, ho preso in prestito un'immagine dalla grammatica: frase minima VS frase estesa. La storia-base, lo scheletro del racconto, è come la frase minima: contiene gli elementi minimi, essenziali, necessari a dare senso e significato alla storia; se però alla storia-base (frase minima) aggiungiamo dettagli, i famosi elementi "accessori", otteniamo una storia che pur conservando il suo significato (trama) iniziale, diventa più completa perchè più ricca di informazioni (frase estesa).

 


 


 

 



E' seguita la fase di scrittura delle bozze che, volta per volta, sono state lette e condivise in classe. Durante la lettura, annotavo mano mano, facendo notare a ciascuno, tutto quello che non andava e che quindi necessitava di lezioni mirate.

Per esempio durante la lettura sentivo spesso l'uso di parole o espressioni come "ero agitato", "avevo paura" oppure "mi prese l'ansia" o ancora "avvertivo una sensazione di panico". Ho pensato di insegnare loro a mostrare anzichè dire le emozioni: Mostra, non dire...le emozioni!

 

Esempi di omini delle emozioni

 

 

 

 

  


Nei loro testi mancavano completamente i dialoghi, oppure erano state inserite delle battute di dialogo che non aggiungevano niente al testo, anzi, al contrario, lo rendevano banale. Sono tornata ai testi usati durante l'immersione per far notare loro che il dialogo ha delle funzioni ben precise:

- mandare avanti la storia

- caratterizzare il personaggio

- mostrare emozioni e stati d’animo

e Il naso di Gogol è, a mio parere, un ottimo mentor a tal fine.



Infine le descrizioni sia dell'ambientazione che dei personaggi altro non erano che una lista di elementi percepiti soltanto con la vista (nel primo caso) ed un elenco di capelli, occhi e naso e di caratteristiche fisiche con la formula convenzionale "era + aggettivo" (nel secondo caso).

Ho quindi mostrato loro come poter scrivere descrizioni più efficaci e suggestive, tanto di ambienti quanto di personaggi, protagonisti e non.



Per le sequenze riflessive, invece, non è stata necessaria alcuna lezione poichè avevamo incontrato in altre circostanze il monologo interiore che li ha aiutati molto nel riportare i pensieri dei personaggi.



In ultimo, ma non per importanza, ho spiegato l'incipit e mostrato i vari tipi con esempi perlopiù tratti dalla letteratura per ragazzi. Hanno scelto e scritto due/tre tipi di incipit; poi hanno inserito nel loro testo quello che a loro avviso risultava più coinvincente.


  


 Alla luce delle mini lessons e delle indicazioni date durante la condivisione, i ragazzi hanno rivisto e corretto le proprie bozze fino alla stesura finale definitiva. Di seguito alcuni esempi.


 Esempio n. 1

 

 

 

 

 

 Esempio n. 2

 

 


 

  








NB: Tutti i ragazzi hanno lavorato in questo modo, pertanto la scelta dei lavori in foto è legata solo ed esclusivamente all'esigenza di pubblicare schemi e testi chiari e leggibili.



















venerdì 14 ottobre 2022

Ugo Foscolo in... 3 2 1

Fare o non fare letteratura alle scuole medie? Questo è il problema! 

In realtà, basta non fare storia della letteratura italiana ed il problema è risolto. 

Avvicinare i ragazzi agli autori della letteratura italiana attraverso i testi, lasciare che li scoprano attraverso le loro stesse parole, procedendo a ritroso: dal testo al contesto, dal testo all'autore.

Consentire ai ragazzi di entrare piano piano, step by step, nelle parole dello scrittore, leggere, comprendere, analizzare, indagare alla scoperta di pensieri, emozioni, temi che appartengono a persone lontane da loro nel tempo, ma non nell'anima.

Far capire ai ragazzi che gli autori della letteratura italiana non sono poi così distanti da loro. Che è solo una questione di date (di nascita e di morte) lontane nel tempo, non di sentimenti profondi. Che possono esserci connessioni tra ciò che gli autori scrivono e loro stessi, la loro vita.

Tutto questo è possibile. Basta saper andare oltre, oltre la "pappa pronta":  le pagine del libro di testo!


venerdì 2 settembre 2022

Verso l'accoglienza e oltre...


Per Daniel Pennac l'appello era un breve istante in cui lo studente doveva sentire di esistere ai suoi occhi.

Per me è esattamente questo l'accoglienza, quel momento in cui i ragazzi devono sentire che io ci sono per loro e loro per me.

 


 




martedì 18 maggio 2021

Correva l'anno...dalle guerre di ieri ai conflitti di oggi.

 


Il Novecento è passato alla storia come il secolo delle guerre anche se i suoi primi dieci anni sono stati pieni di ottimismo e di spensieratezza tanto da essere definiti la Belle Epoque, ossia l'epoca bella. La gente si era illusa che il progresso e il benessere sarebbero durati in eterno e invece con lo scoppio della Prima guerra mondiale  andarono in frantumi sogni e speranze. I venti di guerra iniziarono a soffiare nel 1914 e continuarono ad abbattersi sul mondo intero per tutto il secolo, insieme a due regimi dittatoriali, fascismo e nazismo, che della propaganda contro il nemico e gli oppositori politici hanno fatto il loro punto di forza. 

 

 

 

 

La prima guerra mondiale è stata definita la “Grande guerra”, per la Seconda è stata addirittura adottata l’espressione “guerra totale”:

-per gli Stati del mondo coinvolti 

-per l’impiego di armi mai sperimentate prima, come quella atomica

-per il tentativo di genocidio, ossia di eliminazione dell’intera stirpe ebraica

-per il numero di vittime civili, il doppio rispetto al primo conflitto, che sono diventati obiettivi militari, vittime inermi da catturare, deportare, torturare, eliminare. 

Per questo percorso siamo partiti da qui, da quello che avevamo studiato in storia a proposito dei conflitti mondiali, dei totalitarismi e delle forze impiegate per organizzare la Resistenza contro il nazifascismo, per poi concentrarci su un altro aspetto molto importante di questo periodo: la propaganda di guerra.

La Guerra fu infatti il banco di prova del potere della persuasione messa in atto attraverso uno nuovo strumento bellico, ossia la propaganda, volta a indebolire il morale nemico, a rafforzare la coesione tra i propri soldati nei quali veniva inculcata l'idea che l'avversario fosse una minaccia alla loro sopravvivenza e che come tale dovesse essere completamente cancellato, distrutto, annientato. 

A riguardo, abbiamo osservato fotografie, cartoline e manifesti utilizzati per la propaganda a sostegno della guerra e dei soldati al fronte; essa ebbe un ruolo fondamentale nel creare e rafforzare sentimenti di patriottismo nell’opinione pubblica, così che tutta la popolazione, anche quella civile, si sentisse coinvolta e appoggiasse le azioni del Governo e delle autorità militari. A tale scopo il nemico veniva dipinto come barbaro e crudele e lo sforzo bellico esaltato come protezione della comunità, della famiglia e del futuro dei bambini. Centinaia furono le cartoline  e i manifesti contenenti immagini dedicate alla sofferenza e al sacrificio eroico delle truppe, in contrapposizione alla crudeltà del nemico, alla vita quotidiana, alle donne che lavoravano per gli eroi al fronte.

Queste alcune delle immagini utilizzate


 


 

Dopo aver osservato queste ed altre immagini, unitamente ad alcune citazioni (inserite nella presentazione sotto) ci siamo posti le domande utilizzate di solito per comprendere e analizzare foto e illustrazioni:

1. cosa vedi?

2. cosa noti?

3. cosa ti chiedi? 

4. a cosa ti fa pensare?

5. quale messaggio vuole comunicare?

Le impressioni, osservazioni e riflessioni sono state scritte e raccolte in un padlet apposito e condivise durante la videolezione. Al termine ci siamo chiesti: è stato davvero così? Davvero sul fronte tra i soldati "istruiti" ad uccidere senza pietà non c'è stato posto per altri sentimenti come la solidarietà, l'amore fraterno, la pietà? Come si sentivano e cosa provavano veramente?

A questi interrogativi abbiamo dato risposta attraverso la lettura di testi, in prosa e in poesia, che ci hanno permesso di riflettere sul concetto di umanità: "avevo di fronte un uomo...fare la guerra è una cosa, uccidere un uomo è un'altra cosa" dice Emilio Lussu nel testo tratto da Un anno sull'altopiano; "una volta tanto le circostanze avevano portato gli uomini a restare uomini" afferma Mario Rigoni Stern nel brano tratto da Il sergente nella neve. Ed è con la parola "fratelli" che nella sua poesia Giuseppe Ungaretti si rivolge al nemico: "parola tremante nella notte", ma necessaria a sopravvivere in una realtà disumana in cui gli uomini sono e restano esseri umani. 

Durante la lettura, per ciascun brano antologico ci siamo concentrati soprattutto sulla figura del protagonista e sui suoi sentimenti e stati d'animo che abbiamo cercato di cogliere facendo attenzione alle sue azioni, ai suoi pensieri, alle sue parole (per questo aspetto abbiamo fatto tesoro della strategia 6.1 del testo Reading strategies della Serravallo che abbiamo tradotto "Come si sente il personaggio?" Per il brano tratto da Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque abbiamo anche osservato i diversi sentimenti provati dal protagonista nel corso del testo, cercando di capirne i motivi (in questo caso alla strategia 6.1 abbiamo unito la 6.4 tradotta "I sentimenti cambiano", perfetta per notare cosa accade al personaggio e in che modo ciò incide sui suoi sentimenti). Non poteva mancare insieme a queste strategie l'utilizzo dello schema ad Y, una strategia del Reading and Writing Workshop che consente di compiere l'interazione tra il lettore e testo in tre aree diverse IMPRESSIONI,CONNESSIONI e DOMANDE.  

Dai testi in prosa siamo poi passati a quelli in versi. La scelta non poteva non cadere su Giuseppe Ungaretti, sia perchè è un poeta che ha vissuto l'esperienza della guerra, il dolore, le atrocità, le condizioni disumane della vita in trincea, sia perchè a lui è intitolata la nostra scuola.

In una prima fase i ragazzi hanno lavorato in autonomia. Utilizzando la Jamboard in cui avevo inserito preventivamente alcune poesie dell'autore (una per pagina), essi hanno letto i testi e scritto su note adesive di colori diversi quanto da me richiesto, seguendo le istruzioni fornite in una nota adesiva, valida per tutte le poesie. A questa fase è seguita una seconda di condivisione, nella quale abbiamo avuto modo di ragionare insieme, correggere e integrare, se necessario, quanto da loro già osservato, notato e individuato. 

Lavorare in questo modo ha permesso ai ragazzi di conoscere l'autore, il suo pensiero e alcuni aspetti dell'Ermetismo, di cui Ungaretti è stato esponente, attraverso i testi. Un procedimento "al contrario" (non dall'autore ai testi, ma dai testi all'autore) che i ragazzi avevano già sperimentato con Foscolo e Leopardi.  

Attraverso un'infografica intitolata "Presentare una poesia in 6 step", ho chiesto loro di fare il commento di due poesie a scelta. Ho chiamato l'infografica in questo modo perchè mi interessava che i ragazzi arrivassero step by step a ragionare sia sui sentimenti del poeta, ma anche e soprattutto sul tema, sul messaggio da lui trasmesso attraverso i suoi versi, brevi, a volte brevissimi, ma sempre intensi, nonchè sulle proprie impressioni e sulle connessioni generate da una lettura attenta e profonda. 

Proprio da una connessione tra lo stato d'animo del poeta nella poesia Sono una creatura e quello dei ragazzi costretti a trascorrere intere giornate in casa a causa dell'emergenza Covid è nata l'idea di scrivere delle poesie a ricalco. La frase "prof. anch'io mi sento come se fossi bloccato in una tricea" è stata la miccia da cui sono esplosi versi significativi e liberatori, raccolti in un padlet.

Questi testi, insieme alle attività svolte, ci hanno condotto verso un altro aspetto che mi interessava approfondire, un'espressione spesso utilizzata nei manuali di storia ed oggi ancora molto attuale: "guerra ai civili". Il danno alle popolazioni che durante la Seconda guerra mondiale non fu una conseguenza di questo conflitto, ma un suo obiettivo.

In questo caso siamo partiti da un testo in versi: Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo. Prima però di procedere alla lettura e alla comprensione di questa poesia ho mostrato ai ragazzi Ed è subito sera ed ho chiesto loro di metterle a confronto, utilizzando una tabella a T nella quale inserire le differenze che riuscivano a cogliere tra le due poesie. L'intento era di far emergere, attraverso la lettura e l' "osservazione" dei testi, le due fasi della scrittura di Quasimodo: la prima ermetica e quindi della poesia pura, la seconda di impegno civile e politico, quindi della poesia didascalica.

I ragazzi hanno colto quasi subito le differenze principali:

-diversa lunghezza dei testi

-linguaggio più oscuro, più ostico, di difficile comprensione in Ed è subito sera, rispetto a quello più semplice che rende scorrevole e di più immediata comprensione Alle fronde dei salici

- assenza/presenza di punteggiatura. 

Perchè la scelta di questa poesia? Poichè si coglie il tono di denuncia e al tempo stesso di protesta contro l'oppressione nazifascista,"il piede straniero sul cuore", nonchè la sofferenza del poeta dinanzi all'efferatezza della guerra che miete vittime innocenti, giovani e bambini "agnelli immolati" che con la guerra non c'entravano nulla. 

La poesia ha fatto da anticamera alla lettura del testo "La guerra non è una soluzione" - intervista a Gino Strada. Ci siamo soffermati in particolare su un passaggio del testo in cui il medico di Emergency dice: "l'esperienza della guerra mi ha fatto capire che essa è cambiata nel corso della storia. Nella Prima guerra mondiale su dieci vittime, otto erano soldati; nella Seconda guerra mondiale il rapporto si è invertito per cui su dieci vittime più di sei erano civili. E nelle guerre di oggi nove vittime su dieci sono civili"

Abbiamo quindi letto alcune tabelle, osservato i dati e messo a confronto alcune immagini. Ci siamo posti interrogativi a cui abbiamo cercato di dare risposte, facendoci guidare anche qui da alcune domande stimolo:

1. cosa vedi?

2. cosa noti?

3. cosa ti chiedi? 

4. a cosa ti fa pensare?

5. come ti fa sentire? Quali sensazioni provi?

6. quale storia racchiude?

 

 Queste le tabelle e le immagini


 






Approfondimento sulla Seconda Guerra mondiale
 

Facebook "cancella" post con foto bimba vietnamita bruciata dal Napalm. Poi  la retromarcia - la Repubblica 

 

 

 - Prof., la cosa che noto subito è che le ultime foto sono a colori, quindi sono più recenti, forse si tratta di qualche conflitto in atto.

- Prof., nella prima immagine ci sono soldati in trincea, solo soldati. La trincea mi fa pensare alla Prima guerra mondiale. Nella seconda gli aerei mi fanno pensare al Secondo conflitto mondiale, la "nuvola" a forma di fungo alle bombe sganciate sul Giappone. 

- Prof., quando una città viene bombardata, quando viene sganciata una bomba non è più una questione di scontro tra soldati. La città viene distrutta e con essa tutta la popolazione.

-  Per esempio, prof., nella terza immagine, si vedono bambini nudi, che fuggono piangendo. Mi ricorda la poesia Alle fronde dei salici: "al lamento d'agnello dei fanciulli", cioè bambini che vengono uccisi, ma che con la guerra non c'entrano nulla.

- Io invece ho osservato le tabelle. Lei sa che mi piace la matematica! Mamma mia prof., i morti civili sono stati circa il doppio nella Seconda guerra mondiale!

- Prof., le immagini a colori secondo me riguardano i conflitti di oggi, non so  tipo quello israelo-palestinese. Le persone che fuggono mi  fanno pensare alle studentesse uccise a Kabul che invece non hanno avuto una via di fuga.

Queste e tante altre sono state le osservazioni fatte che ci hanno permesso di discutere a lungo e di arrivare alla conclusione che "i civili in una guerra sono solo un problema secondario"(cit.).  

Last but not least, una poesia come dono: La guerra che verrà di Bertolt Brecht per lasciare ai ragazzi dei versi, pochi, attraverso cui continuare a riflettere sulla guerra, un campo di battaglia in cui a farne le spese sarà sempre e comunque la povera gente.

 

Considerazioni finali: il percorso è stato davvero interessante e intenso, ricco di momenti di riflessioni, di domande significative, di connessioni profonde. Un mezzo per comprendere che la guerra e la violenza provocano rabbia, odio, dolore; che la guerra genera altra guerra; che la guerra, come dice Chiara Carminati in Fuorifuoco, "è una bestia cieca che non vede se hai addosso una divisa oppure no”.

 

Qui il percorso presentato ai ragazzi in DDI, con le attività proposte e alcuni lavori svolti.